venerdì 14 ottobre 2011

Surreali Passeggiate N°22



Nuova immagine.  Immagine di una fotografia che non c'è, o meglio che ancora non è stata realizzata.
Per il momento esiste solo nella mia testa.
Il titolo è e sarà "accampamenti indiani".

Nei post precedenti ci sono fotografie i cui elementi estetici e figurativi non rappresentano la parte più importante dell'immagine.
E come detto precedentemente questo già è paradossale e un po surreale per un mezzo di espressione (comunicazione ?) che è fatto, anche materialmente, strutturalmente, di segni, di elementi visivi e grafici.

In questa mia nuova immagine(?) si ribaltano ancora più paradossalmente i fattori.
Il corpo non c'è proprio, esiste solo l'idea.

Quello che c'è e ci sarà in questo rettangolo bianco è l'immagine (invisibile) frutto delle proiezioni mentali degli eventuali osservatori che, partendo dalla traccia del titolo immaginano, immagineranno (fotograferanno?) ognuno in modo differente la fotografia (che non c'è)

Forse l'immagine più paradossale e surreale che abbia realizzato (senza farla) fino ad oggi.

Per similitudine la potrei intitolare anche 4'33".

La cosa interessante è che l'immagine nella realtà e  nella mia testa c'è veramente. Scena, inquadratura. Ho scelto anche l'ora dello scatto, la mia posizione rispetto al soggetto e le condizioni meteo.

E come se esistesse in due mondi paralleli. Uno reale e uno surreale. In ognuno ha una valenza differente, uguale ma diversa, profondamente diversa.

L'accampamento è là realmente , aspetta solo me per venire da quest'altra parte, forse con un altro nome.





2 commenti:

  1. quell'accampamento lo vedo come una possibile interpretazione dell'Outagraphy teorizzata da Ted Joans; e mi viene in mente anche Susan Sontag, quando scrive della fotografia come la vera arte surrealista (se ricordo bene)

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  2. La fotografia è tante cose insieme e nello stesso tempo nessuna delle tante cose che è.
    E’ un ossimoro perfetto.
    E poi è terribilmente interessante fotografare qualcosa che non c’è (almeno visivamente).
    Quasi come formulare un indovinello sugli scacchi dove, logicamente, l’unico indizio da non poter indicare è propria la parola scacchi...
    Come nelle celebri fotografie (ritratti) di Georgia O’Keeffe, moglie di Steiglitz dove l’unica cosa rappresentate sono le sue mani.
    Mani di artista, l’essenza o l’astrazione del concetto di ritratto.
    Guardi le mani a pensi alla persona, alla sua personalità.
    Molto più di un ritratto

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